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Giustizia Condivisa

La filosofia

La Fondazione Gulotta, autorizzata dal Prefetto, è animata dall’idea di solidarietà, un valore universalmente riconosciuto e dunque non è ispirata solo dall’idea di giustizia.
Un’idea di solidarietà che si contrapponga all’indifferenza verso il bene comune (giustizia) e forse anche all’abitudine all’ingiustizia, uno dei mali più gravi della nostra società.
Proprio dalla contrapposizione tra solidarietà interpretata come virtù sociale e l’indifferenza, nasce la consapevolezza della necessità di lavorare insieme per raggiungere una civiltà giuridica moderna che ritenga la difesa dei deboli innocenti ingiustamente privati della libertà, non solo legittima ma necessaria e strutturata a vari livelli per essere efficace.
Un’idea di solidarietà non necessariamente legata a quella di altruismo e generosità, ma, come per lo più accade in una obbligazione giuridica che essa nasca da una specifica convenienza della società, una vera e propria necessità dei cittadini affinchè vi sia giustizia.
Contro le resistenze individualistiche dell'etica moderna che, si contrappongono anch’esse alla solidarietà, permane certamente l’attenzione all’individualità incomunicabile della persona ma questa viene messa in stretto rapporto con la profonda struttura relazionale che è costitutiva del suo essere.

La fondazione nasce perchè la persona è sì un essere autonomo ma che vive essenzialmente di rapporti interpersonali, ovvero in perenne ed irrinunciabile contatto con Dio, in costante rapporto dialogico con il prossimo e con le cose. In sostanza, l’io non può venire alla vita e raggiungere lo stato adulto e l’autocoscienza se non in rapporto all’altro. L’io non produce cultura se non si mette in cooperazione.
In questa prospettiva, la solidarietà svolge una funzione fondamentalmente esistenziale: essa fa percepire che l’altro è parte costitutiva del sé, del proprio io. Per cui l’esistenza dell’innocente ingiustamente recluso è qualcosa che mi riguarda nella profondità del mio essere.
Questa solidarietà deve essere dunque una solidarietà organica, difatti nella nostra società moderna di grandi dimensioni e grande complessità, i ruoli delle varie persone si differenziano e moltiplicano, dando origine ad una diversa divisione del lavoro, se la società intera si regge su una nuova forma di solidarietà che appunto è la solidarietà organica è ovvio che una struttura utile al sistema debba avere le stesse caratteristiche solidaristiche efficaci.
Mentre nelle società semplici era l’omogeneità che legava fra loro gli individui, nelle società complesse come la nostra è la diversità che svolge la medesima funzione, perché essa genera un’interdipendenza fra le parti dalla quale non si può in alcun modo prescindere. Ritenuto che ciascuno ha bisogno degli altri e la società rappresenta l’unica alternativa razionale per superare la non-autosufficienza dei singoli individui lo stesso deve accadere nelle strutture associative che siano finalizzate come la nostra alla pratica della solidarietà, interessate al bene comune e in particolare alla giustizia.

L’idea solidaristica organica della fondazione è solidarietà intesa come virtù sociale.  Essa si dirige verso coloro che sono stati colpiti da altri uomini, verso coloro che hanno patito un dolore evitabile, arbitrario ed inutile.
In generale si può dire che la prima forma di solidarietà è proprio realizzare la giustizia e dare a ciascuno il suo (libertà = ciascuno sia se stesso). Per questo la solidarietà non può ridursi ad assistenza e tanto meno a elemosina, ma oggi nella nostra società assume una dimensione giuridica e politica (l'intervento dei poteri pubblici e l'organizzazione della società in funzione dei diritti di tutti e specialmente dei più deboli).

Per cui il tema della solidarietà va inserito sempre all'interno di quello dei diritti umani.
In sostanza la granitica convinzione che da soli non si va da nessuna parte, ispirati dalla vicenda Alkamar in tutta la sua drammaticità, si è ben compreso che è solo attraverso una struttura moderna e complessa quale quella della fondazione Giuseppe GULOTTA, che possiamo aprirci utilmente all’orizzonte del sofferente innocente ingiustamente detenuto e dare un contributo forte di equilibrio al sistema giustizia inteso come buona giustizia che è sinonimo di pace sociale, progetto ambizioso ma possibile.

Ma è vero che la solidarietà non si esaurisce nella pratica della giustizia ha da che fare certamente con la giustizia, tuttavia è qualcosa di più. Essa ha da fare anche con la carità.
Solo la carità, la quale implica un coinvolgimento soggettivo nell'ottica della condivisione e del dono di sé, è in grado di conferire pienezza di senso alla vita di relazione.